Ottobre. In un cantiere tra le foreste del Giura dodici operai stanno costruendo un tratto di strada in condizioni climatiche avverse. L’obiettivo è il vicino valico montuoso e i tempi sono stretti. Ultimo arrivato al cantiere è Loth, un ragazzo di diciassette anni che ha perso la parola da bambino a seguito di un trauma. Il muto crede di aver ritrovato il padre in uno degli artificieri. La volontà di farsi riconoscere dal padre è il filo conduttore che attraversa la narrazione e corre parallelo alla ricostruzione di una morte, anticipata in poche righe all’inizio del romanzo. Mentre si adegua alla faticosa quotidianità della vita nel cantiere, dove solitudini diverse convivono in un’atmosfera tesa e sospesa, il ragazzo è combattuto fra sentimenti di paura e amore nei confronti del padre. Sull’intera squadra incombe la minaccia della neve e tra loro si fa strada il desiderio di rimandare alla primavera la conclusione dei lavori e soprattutto la pericolosa esplosione che dovrà rimuovere un grosso sperone di roccia. Il furto di una tanica di benzina e un processo farsa per individuare il ladro offrono a Loth un’opportunità per proteggere il padre e, forse, ritrovarlo.
Il romanzo è costruito alternando la voce del narratore alla prospettiva di ciascun operaio, cui il narratore si rivolge in seconda persona creando una versione corale dei fatti che rende ancora più avvincente la trama di uno dei romanzi svizzeri più amati del dopoguerra.
La NSU, pensò. Questa è la sua NSU.
Scostò ancora un pezzo del telo. È lei, pensò;
fu un pensiero che prese forma lentamente e, prima ancora di avvampare o di mettersi
a tremare, sentì qualcosa che gli si stringeva in gola e poi sentì che in quel luogo stava
per accadere qualcosa di tremendamente importante per lui e che una paura folle e forse perfino una speranza folle erano sul punto
di staccarsi da quella motocicletta
e riversarsi su di lui.
Otto F. Walter (1928-1994) è nato a Rickenbach nel cantone di Solothurn, ultimo di nove figli – una delle otto sorelle è stata la poetessa e scrittrice Silja Walter. Ha collaborato con varie case editrici, fra cui quella fondata dal padre (Walter Verlag) e la tedesca Luchterhand. A Der Stumme (1959), opera prima di successo internazionale, sono seguiti altri romanzi tradotti in più lingue tra cui Herr Tourel (1962), Die ersten Unruhen (1972), Wie wird Beton zu Gras (1979), Das Staunen der Schlafwandler am Ende der Nacht (1986), Die Verwilderung (1985) e Zeit des Fasan (1988), oltre a racconti, pamphlet politici e opere teatrali. È stato membro del Gruppo di Olten e del PEN-Zentrum Deutschland.