Scriveva il poeta Paul Celan, in La verità della poesia: “Al giorno d’oggi è di voga rinfacciare alla Poesia la sua ‘oscurità’. Consentitemi di riportare un detto di Pascal: ‘Non rimproverateci la mancanza di chiarezza, perché ne facciamo professione’! Questa, credo, è l’oscurità che è propria della Poesia, in vista di un incontro che muove da una distanza o estraneità che essa stessa, forse, ha inteso progettare”. Celan collega dunque l’oscuro alla distanza che la poesia, in quanto esperienza linguistica radicale, promuove estraneandosi dai modi consueti di guardare il mondo, sospendendo un senso comune incapace di accettare controverità. Per esempio, e cito ancora Celan, il fatto che a primavera non siano gli uccelli a volare verso gli alberi ma gli alberi a volare verso gli uccelli. Non solo la poesia evita di trascrivere la realtà ‘immediata’, ma nei suoi complessi, non cartesiani percorsi, privilegia quel tipo di enunciazione dove la verità della parola è costantemente ‘in processo’. Rinunciando alle scatole chiuse del già-detto, la poesia affronta la questione sempre aperta del dicibile, fino a esplorare l’indicibilità su cui esso è fondato. Una premessa forse necessaria per avvicinarci alla produzione di Augusto Blotto, torinese, classe 1933, di cui le edizioni ‘alla chiara fonte’ hanno già pubblicato la raccolta Poesie ticinesi (2012). È vero: la scrittura di Blotto, autore di una sessantina di volumi di cui 25 editi e 29 attualmente disponibili in rete (“il poeta italiano più prolifico del suo tempo e forse della storia italiana”, ha scritto Philippe Di Meo su NRF n°583) sconvolge come un fenomeno sismico i codici dell’enunciare e del rappresentare.
Dall’introduzione di Gilberto Isella
Essendo io stesso cattivo, persino come foggia,dubbio cigna il suo giganteggio (e poi smette)fino a che punto l’abbrutimento baliosodoni il dire a queste cose mie prossime,fino a che pauperello uno dir dica e non gli vengaun testa-prima per fatica
Augusto Blotto (Torino, 1933) ha pubblicato negli anni ’50 e ’60 diciotto volumi, presso Rebellato e Schwarz. Alcuni titoli: Trepide di prestigio; Il 1950, civile; La forza grossa e varia; Svenevole a intelligenza; Tranquillità e presto atroce; La popolazione; Sempre lineari, sempre avventure; Gentile dovere di congedare vaghi. Pubblicazioni più recenti: La vivente uniformità dell’animale, saggio introduttivo di Stefano Agosti, Lecce, Manni 2003; Belle missioni, da una terra fisa (L’invio, adeguato, fiducioso), postfazione di Marica Larocchi, Verona, Anterem 2005; a piene mani – 5 poesie inedite, presentazione di Stefano La Notte, Viareggio, diaforia 2011; Poesie ticinesi, Lugano, alla chiara fonte 2012; I mattini partivi – Poesie per un angolo di pianura 1951-2012, postfazione di Giovanni Tesio, nino aragno editore 2014; In Francia e Autunno, Torino, Coup d’idée Edizioni d’Arte di Enrica Dorna 2015; Utile strumento per accostarsi all’opera è il volume Il clamoroso non incominciar neppure – Atti della Giornata di studio in onore di Augusto Blotto – Torino, Archivio di Stato, 27 novembre 2009 – Edizioni dell’Orso, Alessandria 2010, che contiene 14 saggi di differenti autori. Operativo dal marzo 2015, il sito www.augustoblotto.it si pone come scopo la progressiva collocazione in rete della parte più cospicua dell’opera, quella inedita. Attualmente 29 volumi ne sono disponibili. Il sito è collegato con i numerosi blogs che a loro volta ospitano dell’autore sillogi, materiale critico, cenni biografici.